In memoriam
In ricordo di Salvatore Guglielmino
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In ricordo di Salvatore Guglielmino a dieci anni dalla scomparsa
martedì 13 dicembre 2011 ore 21:00
Interverranno:
- Nando dalla Chiesa - docente universitario
- Hermann Grosser - docente
- Girolamo Potesta` - editore
- Marilisa D’Amico - ex allieva, docente universitaria
- Fabio Monti - ex allievo, giornalista
Coordina:
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Vita, lavoro e amore, tutto cominciò al “Carducci”. Seconda puntata
1 settembre 2015
di Paola G. Lunghini
Tratto dal sito www.internews.biz
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GUGLIELMINO (TURI)
I D 1981, settembre:
"ragazzi, oggi si esce. Andiamo in Duomo, ad un funerale. Voi non sapete di
chi, ma lo scoprirete."
Noi eravamo ben contenti di uscire. Non servivano permessi, firme,
accompagnatori, allora. Solo l'incanto di un prof. che decide sul momento.
Per un tributo dovuto. Fu così che conobbi Montale, che non ha più abbandonato il mio comodino.
Guglielmino, spesso umorale, e "incazzoso", come lui stesso diceva (guai a
chi veniva interrogato, in quei momenti!), "spiazzava": cosciente di sé e
della novità che portava, ci fece conoscere, fra gli altri, Baudelaire in
francese, TUTTO Pratolini - uno strazio, se ci ripenso-, Camus ed il suo
umanesimo, Vittorini, Volponi, e la "sicilianità" dei gattopardi di ogni
epoca. Anche ora che insegno italiano, sono convinta che aveva ragione, lui
che siciliano era e orgogliosamente lo dichiarava: la Sicilia è un'altra
cosa, nel bene e nel male.
Condivideva la sua vita: ogni tanto mi offriva un passaggio (abitavo di
fronte a lui) e mi chiedeva la mia opinione su questo o quello. Io, topolino
davanti al gigante, balbettavo qualche smozzicata sillaba.
Sentivamo che ci amava, eravamo bravi, diceva. Un giorno strappò la tessera
del partito, davanti a tutti, deluso da non ricordo chi, e rimase in
silenzio. Gli occhi rivelavano la sofferenza di certezze tradite, la pipa
pendeva inerte.
Un'altra volta - l'Etna si era risvegliato - ci comunicò il suo dolore:
nella nostra via un primitivo murales recitava: "forza, Etna": più che amare
la sua terra, soffriva di un razzismo serpeggiante.
Dopo la nostra maturità (1983) se ne andò al Virgilio: voleva portare anche
alle magistrali un po' di quel suo Novecento che certo là non conoscevano.
Niente falsa modestia: non gli si addiceva.
Il latino, ovviamente, era relegato a pochi momenti. Ne ho patito le
conseguenze all'università, ma non è questo che voglio ricordare.
Di lui mi resta la passione, l'attesa all'angolo per scambiare quattro
chiacchiere, la sua gioia per la mia scelta di insegnare, l'emozione di
condividere la certezza che il nostro è il lavoro più bello del mondo, le
domande sulla fede, la provocazione a darne le ragioni, il dolore per
malattie familiari.
Poi si legò ad Orlando, si impegnò nel sociale, io mi sposai e mi
allontanai, ma ricevetti uno dei telegrammi più belli: l'augurio di una
vita "operosa", spesa per l'uomo.
Purtroppo ritornai solo per il suo funerale. Laico, triste. Mi resta il
rammarico di non avergli fatto più compagnia.
Salvatore Guglielmino
Addio a Guglielmino, ha portato il Novecento sui banchi
SCUOLA E' SCOMPARSO ALL' ETÀ DI 75 ANNI L' AUTORE DI UNO DEI MANUALI PIÙ FORTUNATI. DAL 1971 LA SUA «GUIDA» INSEGNAVA LA LETTERATURA ALLE GIOVANI GENERAZIONI
Pubblicato il 22 dicembre 2001 - Corriere della Sera
Autore: Monti Fabio
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