In memoriam
Ricordo di Fabio De Simone
Una mia nota casuale alla mailing list del suo liceo, il Carducci di Milano, dove mio nipote Fabio (Milano 1º novembre 1963 - 9 novembre 1991) ha studiato, nel corso A, tra il 1977/78 e il 1981/82, ha fatto emergere all’improvviso dal buio degli anni ricordi, momenti di vita, l’illusione di un mondo più giusto e una pena ancora oggi insopportabile per chi gli ha voluto bene. Come il pensiero della sua fine, avvenuta in un sabato di novembre, il mese in cui era nato, alle 13,15, mentre aspettava con angoscia il medico e stringeva con forza la mano di suo padre. In quella mano salda ha lasciato il suo cuore e la sua vita.
Mi riesce quasi impossibile, parlare di tutto questo, ma a quasi vent’anni dalla sua scomparsa, sento di doverlo fare. Sento di dovergli questo tardivo groviglio di pensieri, stralci di lettere, parole con cui vive nella mente dei suoi: suo padre e sua madre, prima di ogni altro, che lo portano in sé come su un altare, vivo e eternamente giovane, un giovane albero strappato a loro da uno tsunami di vicissitudini e tormenti che lo hanno piegato.
Un grande spazio nel suo cuore l’occupava la sorella Elisabetta alla quale lo legava un affetto profondissimo e che, come lui le aveva chiesto, dopo la sua scomparsa ha dovuto abituarsi a essere figlia unica. E si è ritrovata improvvisamente in un deserto su cui la sua giovinezza ha camminato con molta fatica e molto dolore, piantando semi che sono diventati alberi e le hanno fatto ombra, l’hanno aiutata e sostenuta.
L’immagine di Fabio vorrei che la ridisegnassero, nelle pagine del libriccino che sto preparando in sua memoria, almeno alcuni dei tantissimi amici che lo hanno accompagnato per un tratto di strada, dai tempi dell’asilo dove era un bambino felice e socievolissimo, fino ai compagni di scuola, dalle elementari di viale Romagna al liceo. Ragazzi che con lui hanno attraversato un’adolescenza difficile, insidiata e minacciata ogni giorno, negli anni di piombo da attentati, delitti, terrorismo, bombe. Anni insostenibili per chi aveva tanta fiducia nella vita e negli uomini. Da quel clima di violenza respirato dai 14 anni in su in assemblee scolastiche incandescenti, e fuori dalla scuola, tra ragazzi che non sapevano quale direzione prendere ed erano sempre “contro”, contro tutto e tutti, Fabio è stato assediato, ferito, colpito.
Nessuno ricorda mai tra le vittime di quegli anni di violenze e di terrore i ragazzi come lui, che quando ancora non capivano quasi nulla della vita, hanno dovuto fronteggiare situazioni che oggi per noi è facile commentare lucidamente, ma che allora avviluppavano ogni pensiero, ogni progetto, ogni giornata in una fitta nebbia di irrazionalità, fatta di accensioni, entusiasmi, prese di posizione radicali, ostinazione, cedimenti. Le aule scolastiche dei ragazzi di allora erano tappezzate di graffiti tremendi e di scritte deliranti, ed erano avvolte in una nebbia in cui si è consumata l’adolescenza drammaticamente difficile di una generazione. Questo non lo dice mai nessuno.
Gli amici del liceo dopo tanti anni sembravano essersi dissolti nel nulla. Invece eccoli qui, attorno a lui, uniti dai ricordi che si portano dentro di quel bambino e poi ragazzo, bello, d’intelligenza acutissima, prodigo di sé con gli altri, sempre disponibile verso i compagni in difficoltà, pronto a vedere l’ingiustizia dovunque si annidasse. Un don Chisciotte che sognava un mondo alternativo a quello che il suo tempo gli proponeva.
Mettendo insieme i frammenti di memorie di quei ragazzi io spero di poter ricostruire un’immagine autentica, non convenzionale, di Fabio. Che ha rivelato la sua personalità, le sue attese e le sue zone d’ombra in modi e forme diversi: alla famiglia, alla scuola, agli amici, alle ragazze che ha amato o che lo hanno amato. Ognuno ha conservato di lui un’immagine differente. Perché Fabio era, come tutti noi, tante persone messe insieme. Era tanti sentimenti contraddittori, con alti e bassi, con una paura di fondo che non lo ha aiutato, e nello stesso tempo con una fortissima tensione verso degli assoluti irraggiungibili.
Anna De Simone
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Fabio De Simone al Quirinale dove Sandro Pertini in persona gli diede il premio di giornalismo Saint-Vincent per studenti delle medie superiori nel 1982. |
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Fabio a una tavola rotonda in televisione, sempre a Roma, credo, dove venne intervistato assieme ad altri studenti vincitori di altre regioni. |
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Fabio a Dublino, maggio 1991 |
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