Newsletter
Nr. 02 - Novembre 2007

SOMMARIO

  1. Cosa ci si può aspettare da una newsletter (di Luca Siani)
  2. "Mostrare i pettorali veneti alle nostre Puellae!" (il prof. Bottà ricorda il prof. Minari)
  3. Un albo professionale di ex-carducciani per rispondere alle esigenze degli studenti di oggi? (di Carla Bsi Castellani)

Gentile carducciano,
ecco il numero 2 della newsletter degli ex liceali di via Beroldo

La Newsletter carducciani@okgiocacon.it attende i tuoi contenuti, opinioni e domande...
Attendiamo comunicazione di tue iniziative culturali, professionali, e ludiche.


1. Cosa ci si può aspettare da una newsletter
di luca siani

Chi siamo, cosa vogliamo, da dove veniamo? Che senso ha la nostra associazione, come aprirla al mondo e al nostro presente?

Sono ancora le stesse domande del primo numero. perché, sì, queste domande devono illuminare anche questa nostra piccola attività chiamata "newsletter". Sarà utile questo strumento? continuerà? con quali forze? muoverà la direzione della nostra associazione a nuovi passi e ad un suo più preciso profilo?

... potere essere utili alle nuove generazioni del Carducci, ecco quel che desideriamo in redazione! ecco quel che spinge la prof. Bisi a scriverci. Ma insieme: anche essere utili a noi stessi. Non è il significato dell'insegnamento: educare gli altri per crescere noi stessi?

scrivevo nel primo numero: "le nostre vite attuali devono poter essere aiutate da questa associazione". L'augurio è che le nostre esperienze professionali e culturali, anche ludiche, possano offrire qualcosa di più.

Non voglio anticipare oltremodo il senso di questo numero, tutto contenuto nella lettera della professoressa Bisi. Terrei a potere leggere le vostre/nostre opinioni sull'invito della nostra grande "compagna". Vi invito però a inviare solo all'email della newsletter i vostri contributi in modo da alimentare la newsletter come strumento parallelo al forum. Qui una maggior meditazione e una forma definita ai vostri testi, lì le informazioni di servizio e i commenti caldi e diretti, la colloquialità più "spinta". Il ritmo della newsletter non è dato a priori, sicuramente però non vorrebbe avere una forte frequenza: diciamo dal mese in su...

Do - come finale costante dell'editoriale - nuovamente voce all'apertura della newsletter a chiunque voglia comunicare: tu che la leggi, proponi alla redazione (che ha già alcuni collaboratori): 1) tuoi scritti del passato e del presente (anche solo poesie, racconti, epistolari di qualunque tipo, temi di allora, articoli); 2) proposte di iniziative che siano occasioni di incontri anche numericamente limitati; 3) momenti culturali cui ci si possa aggregare; 4) proposte di sconti o di occasioni favorevoli che nelle nostre professioni possiamo proporre agli altri associati o agli studenti... In particolare momenti culturali che abbiano a che fare con il nostro lavoro e la nostra opera quotidiana.

ricordo anche che esiste uno strumento (creato da me ed elena corti in un momento di follia) di "dating" per permettere incontri ai single che cercano qualcosa di "nuovo". fin'ora non ha dato grandi risultati e se questo trend proseguisse, lo metteremo in cantina come il semplice e simpatico frutto ludico di un momento estivo, ma se qualcuno ne volesse approfittare, può richiedere le schede sempre a questo indirizzo da cui postiamo la newsletter, seguendone le istruzioni e mantenendo, come ovvio, la più totale privacy.


2. "Mostrate i pettorali veneti alle vostre Puellae!"
il prof. Paolo Bottà ricorda il prof. Minari

Palestra maschile del Carducci: un momento indefinito del passato ma comune a molti ex. La prima lezione dell'anno; i nuovi ginnasiali entrano alla spicciolata dallo spogliatoio e si vanno a mettere in riga sul lato lungo di fronte alla cattedra. Al di là di questa un uomo dall'età indefinibile li accoglie. Risuona la sua voce: "il mio nome è Minari", Minari come binari, ma con la emme; pausa ad effetto, mentre i ragazzi incrociano tra loro gli sguardi tra il perplesso e il divertito.

Poi gli anni passano, passano veloci nell'ansia di crescere dei ragazzi. Veloci, si racchiudono in pochi attimi che la memoria resuscita aggrappandosi a quelle immagini che si scolpiscono per (quasi) sempre e riaffiorano ogni volta che...

L'uomo (Minari) voleva davvero un gran bene ai ragazzi e con le battute (oggi diremmo quasi mediatiche) sollecitava l'attenzione con un'eccezionale comunicativa che gli permetteva di trasferire loro nozioni ed i suoi credo.
Chi non ne ricorda alcune?

Allora facciamo un gioco, io ne propongo una e vediamo se chi mi legge ne aggiunge altre o aggiunge ricordi ai ricordi.
I ragazzi son pronti per una qualunque prova e l'istrionico maestro: "allora, pronti Vianello" (qualche incauto si mette in azione); immancabile arriva l'osservazione: "ma tu, per strada, se senti chiamare Vianello, cosa fai, ti metti a correre?"
E poi il continuo sottolineare il senso del dovere, il valore dell'impegno e dell'applicazione; il malcelato disprezzo verso i colleghi "fannulloni". La capacità di valorizzare il nuovo.
L'uomo credeva nell'immagine, nell'immagine come riflesso di un io che si poteva anche migliorare grazie a questa.

Chi non ricorda quando mimava il "debosciato" quasi arrotolato su se stesso, sguardo spento, spalle cadenti per poi illuminarsi nell'immedesimarsi nel fiero individuo dall'incedere deciso, portamento eretto, energia palpabile.
Già, Minari, era un esperto della ginnastica correttiva che vedeva come strumento per arrivare ad un controllo perfetto del proprio corpo e per superare quei difetti che solo la pigrizia poteva portare.
Era capace di convincere chiunque che qualcosa di non corretto nel proprio portamento ci fosse comunque.
Ho usato il congiuntivo in quanto molto del suo comunicare si basava sulla suggestione, ma conteneva tuttavia molti utili insegnamenti. E così i suoi corsi pomeridiani erano diventati un mitico rito.

Cari ragazzi di allora, quando ho lasciato il Carducci non pensavo al periodo trascorso con voi come a qualcosa di speciale. Ma mi sbagliavo, perché, per quanto ridistribuiti qua e là dalle vicende della vita, ogni tanto vi incontravo (ma sì, anche al supermercato, o nel metrò o...). "Ma lei non è...?".
Cosi vi ho rivisti medici, architetti, ingegneri, avvocati e ancora...
E sempre mi colpiva quel comun denominatore che faceva riferimento ad una vostra gratitudine per quel che Minari (e, in misura minore, io stesso) vi avevamo insegnato.

Ho insegnato (e tutt'ora insegno) in tutti i gradi della scuola italiana (dalle materne all'Università) ma non avrei creduto che il Carducci, continuamente, costantemente, si riproponesse come il periodo del quale posso essere orgoglioso per quel che scopro dalle vostre testimonianze: avervi trasmesso, pur attraverso la "cenerentola" delle materie, il piacere dell'attività e il senso dell'impegno e del dovere. E questo grazie al "mio maestro", il caro e indimenticato Professor Minari


3. Un albo professionale di ex-carducciani per rispondere alle esigenze degli studenti di oggi?
di Carla Bisi Castellani

Caro Luca Siani,
la sua newsletter mi ha incoraggiato a contattarla, scrivo a lei direttamente perché non sono molto abile a districarmi con il Forum.

Mi illudevo che le mie forti critiche alla scuola italiana di oggi, suscitassero consensi e dissensi; insomma un nutrito dibattito e magari qualche proposta operativa, anche se immaginavo che per inventarsi qualcosa di utile e attuabile in questo settore ci vorrebbe un genio. Ma forse il Carducci, di geni ne ha sfornato più di uno...

Lei propone di "raccontarsi al presente, per illuminare il passato". È sicuro che i ragazzi di oggi siano disposti ad ascoltare le esperienze dei "genitori" e dei "nonni" per trarne qualche insegnamento? In genere credono di essere gli unici capaci di progettare e costruire il futuro. In realtà un futuro migliore potrebbe nascere solo da un impegno comune, dove i vecchi mettono l'esperienza e i giovani la forza e il coraggio. Suggeritemi voi, ex-carducciani dell'età di mezzo, cosa posso fare. Tempo a disposizione ne ho tanto, ma ormai non posso usarlo per spiegare la chimica a qualche studente in difficoltà, soprattutto perché il Carducci è a Milano e io vivo a Pavia.

Quello che mi viene in mente in questo momento, ricordando la fila di matricole che bussavano alla porta del mio studio per chiedermi informazioni e consigli, è la creazione di un elenco di ex-carducciani, completo di professione ed e-mail, disponibili rispondere a eventuali domande degli studenti, per esempio relativamente alla scelta della facoltà. Forse potremmo raccontare, come lei implicitamente suggerisce, i motivi e gli esiti delle nostre scelte che, allora come ora, sono state sofferte e difficili.
Mi fermo; a tutti un cordiale saluto e a lei molti complimenti per il suo impegno.

Carla Bisi Castellani