In memoriam

 

Armando Cossutta

Abbiamo appreso con profondo dolore della scomparsa di Armando Cossutta, partigiano,Vicepresidente dell'ANPI Nazionale, storico dirigente del PCI.
Vogliamo ricordarlo riportando uno stralcio del suo intervento del 1983, in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione del Ginnasio Liceo Carducci, al quale Cossutta era iscritto.
"Mi ero iscritto al Carducci - scrive Cossutta - alla quarta classe del Ginnasio nel 1940. Venivo da Sesto San Giovanni ogni mattina con il tram che svolgeva un servizio molto efficiente. Le ragazze che da Sesto venivano a Milano alle scuole superiori erano rarissime. E per la verità erano pochi anche i ragazzi, perchè allora Sesto San Giovanni consisteva in un piccolo centro di 30 mila persone e i suoi abitanti erano quasi tutti operai. I figli degli operai facevano gli operai, dopo aver frequentato, per i casi più fortunati, qualche scuola professionale.
Ricordo questi particolari perchè quando, più tardi, cercai dei contatti per svolgere un ruolo attivo nella lotta clandestina contro il nazifascismo,trovai a Sesto non poche difficoltà a entrare nell'organizzazione: ero uno studente, agli operai apparivo forse come un privilegiato, non uno dei "loro". Comunque, ad accettare la mia iscrizione al Partito Comunista fu una magnifica figura di operaio della Breda, Pietro Pazzaglia. Tutto questo avveniva verso la fine del 1943 quando avevo diciassette anni e frequentavo la seconda classe del Liceo classico. Una classe di prim'ordine. Dominavano la scena alcuni professori di alto valore. Fra essi ricordo con affetto Massariello, che insegnava italiano, Canesi per latino e greco, Mari per la matematica: professori severi e giusti e perciò rispettati e stimati da noi studenti.Fra i compagni di classe non mi fu difficile trovare rispondenza attorno agli ideali di libertà e di progresso che avevo abbracciati. Con altri studenti più anziani di qualche anno stabilii stretti rapporti clandestini. Scrivevamo volantini e li diffondevamo. E cominciammo a ricercare e a trasportare armi. Un giovane, sciagurato, fece la spia. Ed una notte, nei primissimi giorni del gennaio 1944, vennero a casa ad arrestarmi.
Seppi più tardi che c'era stata una grande solidarietà da parte dei miei compagni e dei nostri insegnanti del Carducci. Quanti furono interrogati non dissero nulla che potesse essermi di danno. L'insegnante d'Italiano, l'illustre professore Massariello, che in seguito seppi aderente al CLN, si affrettò a nascondere un mio tema in classe che poteva apparire troppo compromettente. Ero stato imprudente a scrivere quel tema, ma egli era stato coraggioso a chiedere a noi di commentare i famosi versi di Dante: "Libertà va cercando, che è si cara/come sa chi per lei vita rifiuta."
All'uscita dal carcere (dopo il duro isolamento nella cella del sesto raggio di San Vittore, le violente percosse, la finta fucilazione...) l'anno scolastico era per me ormai irrimediabilmente perduto. Decisi perciò di studiare per mio conto e tentare di affrontare direttamente l'esame di maturità. All'esame di autunno ritrovai in via Lulli i miei professori del Carducci, severi come sempre nel giudizio, ma affettuosi come non mai. Credo di aver fatto un buon esame. La mia esperienza al Carducci era finita."
Questa la toccante testimonianza di Armando Cossutta, studente del Liceo Carducci.
Ai familiari, agli amici, ai compagni, esprimo il profondo cordoglio e la vicinanza di tutta l'ANPI Provinciale di Milano.
Un affettuoso abbraccio.
Roberto Cenati
Presidente ANPI Provinciale di Milano

In politica aveva idee piuttosto putiniane -se vogliamo attualizzarle - ed era interista. Ma a parte questo era una persona per bene e un politico onesto. Non può che mancare a tutti noi citoyens carducciani.
Saluti a tutti,
Ugo Tramballi

Mi associo ricordando anche il gentiluomo che fu nelle relazioni umane.
Emanuele Giordana

Ho inoltrato a Dario Cossutta le mail che alcuni ex studenti hanno inviato su suo padre e mi ha risposto, scrivendo, tra l'altro, "mio padre era orgoglioso del suo liceo e dei suoi professori. Quante storie ci raccontava da bambini sulla sua esperienza al Carducci!".
In molti anni di iscrizione al PCI, ed avendovi svolto anche funzioni e ruoli, ho visto da "dentro" l'azione politica di Armando Cossutta, apprezzandone il ruolo di dirigente che - negli anni 70 - era essenzialmente di direzione delle politiche degli Enti Locali: non sarebbe male ricordare che furono anni di esperienza concreta di governo e di modelli di sviluppo di socialità e di servizio pubblico per dirla con parole di oggi innovativo e lungimirante.
Vennero poi gli anni del contrasto sulla politica estera, sul ruolo dell'URSS e sulla linea politica del PCI e non ho condiviso le posizioni che Cossutta e con lui non pochi altri assumevano. Tuttavia la battaglia politica esplicita, seria, argomentata, è fisiologica nella politica come impegno intellettuale ed umano. Altri tempi e purtroppo altri contenuti sarebbero giunti - anche a sinistra - in cui di quella passione si sarebbe progressivamente smarrita anche la traccia.
Da circa dieci anni ho invece avuto modo di conoscere Armando Cossutta e di avere con lui un rapporto non frequentissimo ma personale e diretto: nella Presidenza nazionale dell'ANPI, lui partigiano e parte diretta di quella storia, io come un (relativo, molto relativo) "giovane", lavorando nella non semplice attività di affermare una storia ed una memoria non impolverate ma da affermare nel presente, se è vero, come è vero tanto più di fronte a smemorati e revisionisti della storia, che la nostra è una Repubblica ed ha una Costituzione entrambe antifasciste.
Non c'era stata solo la questione URSS ma una idea di politica, nel suo agire. Posso dire? molto più togliattiano e weberiano che putiniano, cioè molta più politica come vocazione e dovere che esercizio del potere.
Alessandro Pollio Salimbeni